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Ad Aquapetra Resort & Spa di Telese Terme il certificato di eccellenza Tripadvisor 2013

Ad Aquapetra Resort & Spa di Telese Terme il certificato di eccellenza Tripadvisor 2013 

L’unico riconoscimento assegnato dalle recensioni dei viaggiatori Aquapetra Resort & Spa riceve il Certificato di Eccellenza di TripAdvisor®. 
L'encomio, che rende omaggio al settore alberghiero, è riconosciuto solo alle strutture che con costanza ricevono recensioni eccellenti da parte dei viaggiatori di TripAdvisor e si estende alle strutture idonee in tutto il mondo. Solo il 10 percento delle migliori strutture presenti su TripAdvisor riceve questo prestigioso premio. 
Un riconoscimento importante che premia il lavoro quotidiano di tutto lo staff per rendere indimenticabile la permanenza di ogni cliente. 
 Aquapetra Resort & Spa nasce dal sapiente recupero di un antico borgo in pietra con cappella del 1858, il resort si trova a Monte Pugliano a 3 Km da Telese Terme, nel cuore dell’antico Sannio Beneventano, culla di grandi vini e straordinario giacimento gastronomico. La vecchia cantina ospita oggi La Locanda del borgo che è il ristorante con bella sala interna con camino e una grande terrazza con patio per le serate d’estate. La cucina recupera le ricette del territorio esaltando sapori ed ingredienti locali con rispetto e creatività. Dove c’era il fienile si apre l’AquaSpa, fiore all’occhiello di Aquapetra. Il percorso benessere comprende sauna, bagno turco, percorso Kneipp, piscina interna con idromassaggio e una serie di cabine per trattamenti di remise en forme. La piscina interna con ampia zona relax si affaccia sul verde del parco. 
TripAdvisor è il portale di viaggi più grande del mondo che offre consigli affidabili pubblicati da veri viaggiatori e un'ampia varietà di opzioni di viaggio e funzionalità di pianificazione con collegamenti diretti agli strumenti di prenotazione. I siti a marchio TripAdvisor rappresentano la più grande community di viaggiatori del mondo, con oltre 200 milioni di visitatori unici mensili** e oltre 100 milioni di recensioni e opinioni. I siti operano in 30 paesi del mondo.

Aquapetra Resort&Spa 
Località Monte Pugliano, Telese Terme (Bn) 
Tel 0824 941878 - 0824 975007 

Opi: un borgo medievale in un anfiteatro naturale


Situato in uno splendido anfiteatro naturale, circondato da rigogliose montagne ricche di boschi, Opi conserva ancora oggi le caratteristiche di antico borgo medioevale singolare per la posizione e l'aspetto di grande interesse archeologico. 
Le prime notizie relative all'origine del nome le troviamo in una raccolta anonima pubblicata alla fine del secolo scorso. 
Alcune di queste notizie, legate ad antiche credenze mitologiche fanno risalire il nome Opi alla dea romana della terra OPE, sorella e moglie di Saturno, figlia del Cielo e di Vesta; altre ad Opice, sacerdotessa del tempio di Vesta, uno dei cinque Templi che costituivano un santuario nel monte ora abitato. 

L'ipotesi più attendibile sembra essere però quella secondo cui il nome derivi dal termine latino OPPIDUM, ossia castello fortificato; infatti, la struttura del borgo, risalente all'anno mille, con le abitazioni costruite l'una accanto all'altra sul ciglio delle rocce, determina una cinta muraria a salvaguardia del paese 
In paese si può vedere il palazzo secentesco attuale sede del Municipio, la cappella barocca di S. Giovanni Battista, la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta del XII secolo, la quale conserva della sua struttura originaria la maestosa torre campanaria, poiché la chiesa, danneggiata più volte da sismi che si sono imbattuti sul paese, è stata ricostruita nella forma attuale nel XVII secolo. 
Sono presenti in essa tre dipinti ad olio su tavola anonimi, del XIX secolo raffiguranti: il Battesimo di Cristo; la Decapitazione di San Giovanni Battista; il Purgatorio; ed un dipinto ad olio su tela raffigurante: l'Assunzione.

Eventi e manifestazioni a Opi




BANDIERA BLU 2013 - ASSEGNATA ANCHE QUEST'ANNO AL COMUNE DI SAN FELICE CIRCEO (LT)

Anche quest'anno San Felice Circeo è stato insignito del prestigioso riconoscimento della Bandiera Blu. 
Il premio è conferito dalla FEE (Foundation for Environmental Education) alle località costiere europee che soddisfano criteri di qualità relativi a parametri delle acque di balneazione ed al servizio offerto, tenendo in considerazione ad esempio la pulizia delle spiagge e gli approdi turistici. Istituita nel 1987, anno europeo per l'ambiente, la campagna è curata in tutti gli stati europei dagli organi locali della FEE che, attraverso un Comitato nazionale di Giuria, effettuano delle visite di controllo delle cittadine candidate per poi proporre alla FEE Internazionale le candidature della nazione. 
Il riconoscimento viene assegnato ogni anno a spiagge in più di trenta paesi del mondo in Europa, Sudafrica, Nuova Zelanda, Canada e nei Caraibi secondo i criteri scelti dalla FEE. A ritirare il prestigioso premio l'Assessore Corrado Consuelo Capponi, il quale, a nome di tutta l'amministrazione Petrucci esprime soddisfazione ed orgoglio per questo risultato. "Una conferma, spiega, che non era affatto scontata, ma frutto, anche quest'anno, del lavoro svolto dall'amministrazione. Un riconoscimento che sta a testimoniare la qualità del nostro mare e dei servizi offerti dalle nostre spiagge" Info http://www.comune.sanfelicecirceo.lt.it

Bagnacavallo fra storia e tradizione romagnola

Il nome Bagnacavallo deriva da un’ipotetica sorgente termale che avrebbe risanato il cavallo dell’imperatore Tiberio. 
 Il centro storico è costruito su una originale pianta medievale con singolare struttura sinuosa, vie porticate di bell’effetto e un gran numero di palazzi nobiliari ed edifici religiosi. 
 Su piazza della Libertà si affacciano il neoclassico Palazzo Comunale, costruito a partire dal 1791 su progetto di Cosimo Morelli e, a fianco, il bel Teatro Goldoni, inaugurato nel 1845. Nel lato ovest, il Palazzo Vecchio (del XIII secolo, ma più volte rifatto) e la Torre civica, eretta a metà del ‘200; utilizzata come prigione, nel 1849 vi fu rinchiuso il leggendario brigante “Il Passatore”. 
Adiacente alla piazza, in via Trento Trieste, la Chiesa del Suffragio del XVII secolo e l’Antica galleria, un passaggio pubblico seminterrato. Su via Mazzini i principali edifici sono: il Palazzo delle Opere Pie, costruito nel 1728; la seicentesca Collegiata di San Michele Arcangelo che custodisce la magnifica pala di Bartolomeo Ramenghi; il Palazzo Longanesi Cattani, dall’elegante facciata porticata, la Chiesa del Carmine, tra barocco e neoclassico, il vicolo degli amori, caratteristico passaggio attiguo all’ex convento dei padri carmelitani, il Palazzo Abbondanza del 1675, che conteneva il primo teatro pubblico della città, il Palazzo Folicaldi, dimora gentilizia secentesca e la Porta Superiore che chiude via Mazzini. Percorrendo via Garibaldi si incontrano il settecentesco Palazzo Gradenigo, la Torraccia del XIII secolo, la Chiesa e il Convento di San Giovanni del XVII secolo, dove nel 1882 morì la piccola Allegra, figlia del poeta Lord Byron. Chiude via Garibaldi la Porta Pieve. 
Sempre in centro, in via Matteotti, Palazzo Capra, uno dei più eleganti palazzi gentilizi della città, il Castellaccio in via Baracca, costruzione fortificata del XV secolo, la stretta e caratteristica Via Garzoni lungo la quale si incontrano i Palazzi Liverani e Randi e, su via Diaz, l’elegante Palazzo Graziani, del XVIII secolo, con l’orto botanico detto Giardino dei Semplici.
L’edificio più caratteristico di Bagnacavallo, quasi unico nel suo genere per l’originalità e l’eleganza delle strutture è Piazza Nuova, ovale e porticata, risale al 1758, fu costruita come luogo per la contrattazione e la vendita di carne, pesce, olio. 
Tra via De Amicis e via Cadorna sorge il complesso di San Francesco, edificato nel XIII secolo, rimaneggiato più volte e in parte ricostruito alla fine del Settecento. L’imponente convento, con l’incantevole chiostro, è stato recentemente restaurato e destinato parzialmente ad ostello. 
Ospita alcune sale pubbliche, tra cui la magnifica sala Oriani, ex refettorio dei frati. In via Vittorio Veneto, nell’ex convento delle Cappuccine ha sede il Museo civico delle Cappuccine, vi sono riunite importanti collezioni di arte antica e moderna, oltre alla biblioteca e al notevole archivio storico. Le Cappuccine ospitano anche un prezioso Gabinetto delle Stampe antiche e moderne. 
 Appena fuori dal centro si incontra la Pieve di San Pietro in Sylvis, meravigliosamente conservata, risale ai primi decenni del VII secolo; nell’abside custodisce importanti affreschi trecenteschi di scuola riminese, da vedere anche la cripta.
Numerosi sono gli eventi e le manifestazioni che si svolgono durante l'anno a Bagnacavallo.




Il Palazzo del Principe di Sirignano (Avellino) meta di personaggi di levatura internazionale

Sirignano in epoca romana era occupato da un latifondo con annessa villa rustica, che dal nome del proprietario "Serenius", si chiamò "fondus Serenianus". Storia La prima notizia certa di un centro abitato chiamato Sirignano risale infatti agli inizi del sec. XII e precisamente al 1300, quando un certo Angelo chiamato "Scambatus" donò un terreno al monastero di Montevergine. 
Quel primo nucleo era situato, secondo una tradizione tramandatasi di persona in persona sino a oggi, sulle pendici della vicina collina detta "Montagnella", nel luogo tuttora chiamato "San Ciliesto", a ricordo di un'antica chiesa dedicata a S. Celeste, scomparsa da un tempo immemorabile ma ancora esistente nel 1310.
Fondata probabilmente da cittadini avellani, Sirignano rimase per molti secoli un "casale" (ossia una frazione) di Avella e fu quindi sottoposta ai feudatari che ressero quella baronia, tuttavia già a partire dalla metà del 1500 si attesta in territorio di Sirignano la presenza di una vasta proprietà terriera, con probabile palazzo padronale, posseduta all'epoca dalla famiglia nolana dei Fellecchia. 
 Ai principi del mese di Luglio del 1601, nella chiesa parrocchiale di Sirignano accadde un fenomeno che mise letteralmente in subbuglio l'intera popolazione. Molte persone videro infatti un crocifisso, che poco prima era stato portato in processione, trasudare acqua dal volto ed aprire e chiudere gli occhi. 
 Nel 1614 il casale di Sirignano ottenne una prima forma di autonomia stipulando una convenzione con l'università (cioè il comune) di Avella, in base alla quale i siriganesi cominciarono ad eleggere da sé i propri amministratori. Più o meno contestualmente anche le prerogative e i diritti che i feudatari di Avella vantavano sugli abitanti di Sirignano furono acquisiti dei possessori del suffeudo sirignanese che, dopo i Fellecchia, passò, per matrimonio, prima agli Albertini di Cimitile e poi ai Caracciolo della Gioiosa. Su tale suffeudo fu successivamente appoggiato, nel corso del XVIII secolo, il titolo di "principe di Sirignano", dal quale la famiglia De Gennaro fu la prima a fregiarsi. Nel 1799, Raimondo De Gennaro dei principi di Sirignano venne eletto, a Napoli, tra i 25 rappresentanti della Commissione legislativa delle Repubblica. Ma alla caduta di questa, venne rinchiuso nel carcere di Castelnuovo e poi condannato, dalla giunta di Stato, alle'esilio perpetuo dal regno delle Due Sicilie. Nel corso del 1800, intanto, il feudo passa a vari proprietari, ma i Caravita, formalmente, continuano a mantenere il titolo nobiliare di "Principi di Sirignano", fin quando esso giunge a Giuseppe Caravita (1849 - 1920). Questi ricompra le proprietà che un tempo avevano costituito il feudo e fece costruire, intorno al 1885, sulle rovine del vecchio castello feudale, lo splendido maniero in stile neogotico, conosciuto come il palazzo del Principe. Nella belle epoque (tra la fine dell'800 e l'inizio del 900), questa sfarzosa residenza, fu meta di personaggi di levatura internazionale. Tra questi è d'obbligo ricordare il poeta Salvatore Di Giacomo, il tenore Enrico Caruso e il pittore Eduardo Dalbono. Ultimo principe di Sirignao è stato don Francesco Caravita, detto pupetto (1908 - 1998), noto per i clamori della sua vita mondana, per le sua apparizioni televisive e per il suo libro "Memorie di un uomo inutile" edito da Mondadori nel 1981. Il palazzo del Principe, abitato dalla famiglia Caravita fino agli anni 50, dopo fu progressivamente abbandonato e spogliato delle sue opere d'arte che custodiva. Lo splendido parco è stato prima abbandonato a sé stesso e poi parzialmente espropriato dal comune nel 1991. Nel 1992 si è avuto il crollo della parte destra della facciata e l'abbattimento della parte superiore delle tre torri, con le caratteristiche merlature guelfe. Solo alla fine del 2007 l'amministrazione comunale di Sirignano, si è mobilitata per il recupero del patrimonio, e tuttora il castello è in fase di restauro. 

L'originalità di Sirignano è senz'altro la festa del 30 Novembre dedicata al patrono S. Andrea Apostolo. Questa giornata per i sirignanesi è come se fosse Natale, infatti viene denominata "NATALE PICCIRILLO" e, come tradizione vuole, viene preceduta dalla vigilia, trascorsa alla stesso modo di quella del 24 Dicembre. Anticamente i contadini, una volta tornati dai campi, preparavano il tipico piatto di quel giorno "spaghetti con noci e alici" seguito da: alici, baccalà fritto, scarola e broccoli di Natale, il tutto fritto o condito con l'olio dei loro oliveti. Dopo la cena, il rito del fuoco, da sempre il simbolo forte venerato nelle civiltà contadine, il falò di S. Andrea, che veniva e viene tutt'oggi acceso nella piazza storica del paese (piazza Principessa Rosa), è un rito di origine pagana e intende essere un ringraziamento per il raccolto della stagione trascorsa. A riscaldare la fredda serata il fuoco, ma anche le caldarroste, le patate cotte sotto la cenere e il vino novello. Il 30 Novembre, giorno di S. Andrea, per le vie del paese, c'è il tiro dei Mai, grassi tronchi abattuti on onere del Santo con la successiva vendita all'asta degli stessi.

Acireale: barocca cittadina fra Timpa e Jonio


Barocca distesa tra gli agrumeti costruita in un altopiano su una terrazza di origine lavica, chiamato la Timpa, che la pone quasi a strapiombo sul mare Ionio, Acireale (Jaciriali in siciliano) è la maggiore delle nove Aci, risorte dopo la distruzione dell'antica "Akis" (nel terremoto del 1169), emporio forse in origine fenicio, sito un poco più a sud. Si chiamò "reale" dal 1642 per decreto di Filippo IV di Spagna.
Il centro della cittadina è piazza del Duomo, elegante salotto incentrato sulla cattedrale eretta nel 1597-1618 e rimaneggiata nel primo Settecento.
La facciata, incorniciata da due campanili con
cuspidi a vivaci ceramiche, ha forme goticheggianti che ne tradiscono la modernità; il portale, sovrastato da due statue, è barocco. Nell'interno affreschi e tele (XVIII secolo) di Pietro Paolo Vasta, pittore locale le cui opere ornano numerose chiese della città.

Nel transetto dentro si segnala la cappella tardosettecentesca di S. Venera, patrona della città. Sulla destra del Duomo è la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo (1642), dalla vivace facciata settecentesca e campanile a cuspide e pinnacoli. Accanto è il Palazzo Comunale del 1659, bell'esempio di barocco fiorito catanese, con balconate rette da mensole scolpite, ricche finestre e ringhiere in ferro battuto. Affacciata alla vicina piazza Vigo è la chiesa seicentesca S. Sebastiano, con fastosa facciata barocca preceduta da una balaustra coronata da statue. Da piazza Duomo la via Cavour porta infine alla Biblioteca-Pinacoteca Zelantea, una delle più ricche dell'Isola (150.00 volumi), risalente al 1671.
In tre sale è sistemato il materiale della Pinacoteca, del Museo Archeologico e del Museo del Risorgimento.
Da non perdere, oltre alla raccolta pittorica dei secoli XVII-XIX, il busto di Giulio Cesare", più noto come busto di Acireale. All'ingresso sud della città, al centro du un grande parco, sorgono le Terme di S. Venera, (acque sulfuree a 22° C di una sorgente vulcanica), grande stabilimento termale dal prospetto classicheggiante ottocentesco.
La Timpa
E' un promontorio di circa 80 m di altezza a ridosso della costa di Acireale. Dal 1999 è diventata riserva naturale orientata. È caratterizzata da rocce di origine vulcanica a gradinate e da diverse faglie nelle quali cresce una fitta vegetazione; il territorio della riserva si presenta conservato ed in larga parte incontaminato, pur se inserito in un contesto particolarmente antropizzato, come la costa orientale a nord di Catania.


Un caratteristico borgo medievale, abbellito dai murales di importanti maestri: Dozza


Dozza è uno dei più belli e caratteristici borghi medievali in provincia di Bologna, sia per lo stato di conservazione sia per il paesaggio nel quale è immerso. Si trova sulle colline a sud ovest di Imola, a pochi chilometri dalla Via Emilia e dista 25 km da Bologna e appena 6 dalla città sforzesca. Ducia e Dutia, questa l'evoluzione del nome del Borgo, passato attraverso le forme di Duza e Doccia, prima dell'esito finale. Suoni che legano questa località all'acqua, la cui mancanza ne ha caratterizzato il nome, e quindi, la storia dallo stemma del Comune, con il grifo che si abbevera, ai ritrovamenti di un antico acquedotto proveniente da Monte del Re, fino a toponimi delle chiese, tutto collega il nome di Dozza alla "doccia", condotto in cui scorre l'acqua. Quasi un paradosso, per un borgo che da secoli ha fatto del vino di qualità una fonte di ricchezza ed una bandiera.
Vitigni e colline dolci, incorniciano il borgo sormontato dalla maestosa rocca sforzesca. I numerosi dipinti, eseguiti da importanti maestri, abbelliscono le facciate delle case e conferiscono un aspetto ameno e rendono Dozza quasi unica: l'abitato rappresenta un insieme armonico di arte e storia in grado di stupire coi suoi scorci e i suoi "angoli" caratteristici. Assolutamente consigliata è la visita alla Rocca Sforzesca che mantiene inalterati il fascino e la struttura medioevale. Conservate in ottimo stato, infatti, sono gli interni e le cucine impreziosite dagli utensili che possiamo datare al 1500, dai camini e dal pozzo. Gli ambienti signorili sono ancora arredati da mobili di ottima fattura e sulle pareti possono essere ancora ammirati numerosi dipinti ed arazzi risalenti al '700, la sala delle armi, le prigioni con strumenti di tortura ed il caratteristico pozzo a rasoio. La rocca ospita anche una piccola ma interessante pinacoteca, la quale annovera anche una collezione di opere di Norma Mascellani, pittrice bolognese cui è stata conferita la cittadinanza onoraria.